Un itinerario tra fortezze e congiure, guerra ed arte nel Vallo dominato dai Sanseverino, attraverso Teggiano, Atena Lucana, Casalbuono e il Castello di Sala Consilina.
«[... Antonello Sanseverino] el Prencepe de Salerno andava consignando le fortezze et lochi suoi a li messi del re, non senza gran lacrime di citadini, i quali dicevansi piangendo non vogliamo altro signore che ti [e] li basavano li vestimenti [... tanto]
era ben voluto da li soi popoli»
Fu questo lo straziante epilogo (1497) della rivolta contro gli Aragonesi - scoppiata con la Congiura dei Baroni nel 1485 - così come riportato in un dispaccio al suo governo dall’ambasciatore veneto presso la corte aragonese.
Antonello Sanseverino - principe di Salerno, conte di Marsico, signore di Diano e della sua valle - dopo l’estenuante assedio sostenuto asserragliato nel Castello di Diano (l’odierna Teggiano), capitolò e andando in esilio consegnò al re Ferdinando d’Aragona, tra l’amata popolazione di Diano in lacrime, tutte le fortezze che aveva nel Regno.
In cambio riuscì ad ottenere la salvezza di Diano, la sua città prediletta, che lo aveva sostenuto sino all’ultimo; ma le sue terre furono saccheggiate, il Castello di Sala e la Torre di Atena distrutti.
La congiura dei Baroni fu l’esito degli inasprimenti fiscali imposti da Ferdinando d’Aragona, che portarono buona parte dei Signori del Regno, guidati dai Sanseverino e con l’appoggio del Papa, a ribellarsi contro gli Aragonesi. Non fu questa la prima cospirazione promossa dai Sanseverino.
Questa potente famiglia, che occupò i più grandi uffici del Regno di Napoli, giungendo a possedere uno stato nello stato, fu dichiaratamente guelfa e si oppose più volte al potere centrale via via rappresentato da Svevi, Durazzo ed Aragonesi.
Tali dinastie la corteggiarono a lungo con lusinghe e privilegi, cercando di conquistarne la fedeltà; non riuscendovi tentarono di distruggerla, ma ogni volta essa tornò a nuova vita, sempre più forte.
Già nel 1245 Tommaso Sanseverino aveva complottato insieme al primogenito Guglielmo e ad altri feudatari della zona, fomentati da papa Innocenzo IV, per assassinare Federico II di Svevia, che aveva imposto una politica oppressiva, così da ridurre il potere baronale e quello clericale.
Scoperta la congiura, Federico mise a ferro e fuoco i castelli di Sala e di Capaccio e scatenò la sua ira soprattutto contro i Sanseverino, che fece massacrare, compresi donne e bambini, fino al quarto grado di parentela.
All’eccidio scampò solo il piccolo Ruggero, l’altro figlio di Tommaso.
Il bambino, vestito con abiti sudici e cenciosi, fu condotto in incognito su di una mula dal Papa, affinché se ne prendesse cura, essendo l’ultimo membro della famiglia sterminata per l’indomita fedeltà al papato.
I Sanseverino, profondamente radicati nelle terre da loro governate così come nell’animo dei loro sudditi, furono artefici di un periodo di grande vivacità culturale per il Vallo, che non riuscì a ripetersi dopo che il principato fu definitivamente confiscato a Ferrante, ultimo signore ribelle (1552).
Essi commissionarono opere architettoniche ed artistiche in diversi paesi ma soprattutto a Teggiano, piccola e prediletta capitale feudale, che trasformarono in un vera e propria “culla d’arte”, portando artisti e tendenze da Napoli.
L’itinerario qui proposto parte dunque da Teggiano, suggerendo in questa cittadina, ove c’è veramente molto da vedere, un percorso legato ai Sanseverino.
Si dirige poi sul versante opposto del Vallo, per visitare il Castello di Sala Consilina, coinvolto nelle congiure baronali. Infine al visitatore è data la scelta se proseguire a sud e visitare Casalbuono con la sua rocca oppure volgersi a nord facendo tappa ad Atena Lucana, dove un tempo sorgeva un alto baluardo, da cui si dice che si vedesse il mare.