Sulla SS 517 che conduce a Sanza, sotto le mura del cimitero vi è il cippo innalzato nel 1904 a ricordo di Carlo Pisacane, che insieme ai “trecento giovani e forti”, cantati nei versi di Luigi Mercantini, morì nel 1857 per difendere la libertà contro il dispotismo borbonico.
Pisacane, convinto che la popolazione fosse pronta a ribellarsi contro i Borboni, aveva in piano di attraversare il Vallo di Diano, raccogliervi tutti gli insorti e quindi, dopo essersi riunito ad Auletta con i rivoltosi provenienti da Potenza, puntare su Napoli. Ma la scintilla da lui accesa non divampò e la spedizione fu accolta dall’indifferenza della popolazione.
A Padula - ove nella Chiesa della SS. Annunziata si trova il Sacrario dei Trecento - vi fu il primo scontro armato, che finì tragicamente.
Molti rivoltosi, abbandonate le armi, cercarono scampo nel paese ma furono trucidati presso un vicolo chiuso, da cui secondo una leggenda ogni notte provennero dei lamenti sino all’Unità d’Italia, quando le loro anime si sarebbero placate. Pisacane ed i superstiti furono invece uccisi a Sanza, dove erano di passaggio, sperando di trovare rifugio nel Cilento.