Tra Natura e Fede sui Monti della Maddalena

Dalla valle ai monti tra Sala Consilina e Padula, una serie di percorsi che, lungo gli antichi sentieri dei pellegrini, ascendono verso luoghi mistici, carichi di storia e di antichi rituali che rischiano di dissolversi nell’omologazione dei nostri giorni.

    
«Ogni giorno mi innamoro sempre più delle montagne 
e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura
 la Grandezza del Creatore […]
»

Con queste poche parole, dirette ad un amico, il Beato Pier Giorgio Frassati testimoniava l’amore per l’aspro fascino dei monti e palesava la quotidiana ricerca di Dio. 
Montagna e sentimento religioso sono un binomio consolidato, confermato dalle storie di tanti santi ed eremiti, che hanno scelto le terre alte alla ricerca del Divino. I monti attorno al Vallo di Diano, come molti altri del Cilento, hanno prestato le loro vette al misticismo ed all’attività contemplativa dei primi monaci o di quei devoti che andavano alla ricerca continua di un contatto con la divinità. 
Sulle cime o sulle pendici di tali alture sono sorti piccoli oratori o veri e propri santuari, divenuti poi meta di pellegrinaggi ancora oggi sentiti dai locali. Tali peregrinazioni, caratterizzate dal doppio rito della salita e della discesa, rievocano anche gli antichi usi della transumanza, quando si saliva con le greggi in primavera per ridiscendere in autunno.

Durante le celebrazioni che ricorrono per la “Madonna della Neve” sul Monte Cervati  (Sanza) o per la “Madonna di Sito Alto” sul Monte Sito Marsicano (Sala Consilina) lungo i tratturi è così possibile trovare folte compagnie di pellegrini, che accompagnano ai santuari montani le immagini sacre portate a spalla al suono, ormai sempre più raro, di tamburelli, ciaramelle e zampogne.
Molto curiosa è inoltre l’abitudine di portare in processione, nella gran parte delle feste religiose, i cinti o cende. Questi elementi votivi, costituiti da candele dipinte e addobbate con nastri colorati portate sul capo dai devoti, derivano dalla tradizione calabro-lucana, e possono avere diverse forme anche se le più comuni sono tronco piramidali.
L’altura, che mette in comunicazione immediata col celeste e permette di percepire il sacro, sarà la meta dei due itinerari che vi andiamo a proporre.