Da Padula si può raggiungere Montesano percorrendo la bella strada per Arenabianca, particolarmente suggestiva nel primo tratto fiancheggiato da castagni.
Ben poco rimane della fase medievale di questo centro, il cui sito fu scelto nell’alto Medioevo per la salubrità dell’aria e delle numerose sorgenti d’acqua pura e per questioni di sicurezza, visto che dall’alto degli 850 metri, ove si trovava il castello (di cui oggi rimane ben poco), si ha un ottimo controllo della pianura sottostante.
La presenza nel territorio circostante di monaci italo-greci, asserita dagli storici locali, è attestata da tracce costituite da chiese menzionate in documenti medievali ed intitolate a santi legati alla spiritualità bizantina (ad esempio S. Panagio, corruzione di S. Panaghìa, e S. Zaccaria in Galdo) e da toponimi che rimandano alla presenza di eremi (Layra de li monaci, Tempa del Romito).
Secondo la tradizione locale, che andrebbe verificata archeologicamente, il primo eremo greco-bizantino della zona fu la Grotta di S. Angelo in località Lucito, visitabile contattando il Comune. L’anfratto è costituito da una prima galleria di media grandezza in cui sono visibili due tombe ed un rozzo altare sopra il quale si trovava, come ricordano gli anziani, il dipinto di un santo guerriero. Uno stretto cunicolo conduce in un secondo ambiente più basso rispetto al primo e dotato anch’esso di un altare.
Nel paese, costituito da piccole case che si addossano le une alle altre seguendo l’orografia dell’altura, svettano i due campanili della Chiesa di S. Anna 1, che definisce in modo spettacolare la quinta scenica della piazza principale.
Ma bisogna fare attenzione: questo imponente edificio religioso realizzato in stile neogotico non è il lascito della storia medievale di Montesano.
E’ stato infatti consacrato nel 1959 e costruito interamente in cemento armato. Fu voluto per onorare la memoria della madre da un abitante di Montesano, Filippo Gagliardi, di ritorno dal Venezuela, dove aveva fatto un’enorme fortuna. S. Anna sorge sull’antica Cappella di S. Sofia, altra dedica religiosa che ha fatto pensare ad una fondazione ad opera dei monaci italo-greci.
I resti di questa chiesa, appartenenti ad una ristrutturazione avvenuta in epoca moderna - visibili in un ambiente sottostante S. Anna - sono costituiti dal portale, ancora nella sua collocazione originaria, da alcuni altari e da due epigrafi che ricordano una sua ricostruzione ad opera dell’Università della Terra di Montesano nel 1541 ed un suo ampliamento realizzato nel 1787.
Nel paese merita una visita anche il Museo Civico e la Chiesa di S. Maria Assunta , fondata all’inizio del 1700 dai fratelli Antonio e Pietro Gerbasio nobili d’origine napoletana.
L’involucro esterno dell’aula, con la facciata a spigoli smussati da pareti concave, evidenzia l’impianto a croce greca, culminante in una cupola mascherata dal tiburio e dal rivestimento in embrici di cotto.
All’interno si notino l’altare maggiore in commesso marmoreo e i ritratti dei committenti, scolpiti a bassorilievo in ovali marmorei, materiale poco diffuso nei paesi del Vallo, dove vi è un largo uso della pietra circostante.
I Gerbasio cercarono dunque di distinguersi dalle manifestazioni di cultura locale, come dimostra anche lo stile evidentemente napoletano, che avvicina i ritratti alle sculture di Matteo Bottiglieri, caratterizzate da un robusto naturalismo e da un’evidente volumetria.
Il monumento più importante di Montesano si trova a sud del paese, dove in un pianoro tra campi coltivati e boschi vi è l’Abbazia di S. Maria di Cadossa, insediamento monastico benedettino di origine medievale.
Per raggiungerla si prenda la strada in direzione di Montesano Scalo e dopo circa 1 km, arrivati ad un bivio, si prosegua dritti per altri 600 metri circa, svoltando quindi a destra su una stradina sterrata.Attualmente è di proprietà privata e si può visitare solo la prima domenica di agosto, quando gli abitanti di Teggiano e di Montesano compiono l’annuale pellegrinaggio per venerare S. Cono, che originario di Diano (Teggiano) fu monaco in questa abbazia.La struttura architettonica a corte è il risultato delle modifiche subite a partire dalla seconda metà del XVI secolo, in seguito alla sua trasformazione in grancia alle dipendenze della Certosa di Padula (1519). I Certosini costruirono l’attuale chiesa (1579), che sostituì la preesistente adibita a dimora per i religiosi, ed ingrandirono il complesso. Tale ampliamento determinò la distruzione di una torre merlata ancora visibile in una mappa di inizio ‘700, ed appartenente alla fase medievale, quando il monastero era fortificato, tanto che le fonti scritte lo indicano come castrum Cadosse (1272). Il cortile, attorno al quale si disponevano gli ambienti conventuali, è limitato su un lato da un portico con loggiato superiore. Nella chiesa, raffinati stucchi di epoca barocca richiamano quelli presenti nella Certosa di Padula.
A conclusione della visita si propone di dirigersi in località Tardiano, dove si trovano due agriturismo ove rifocillarsi, o in alternativa si suggerisce - per chi preferisca fare una camminata in mezzo al verde ed eventualmente un pic-nic - una tappa al Parco Naturalistico Cerreta-Cognole 5, che è possibile raggiungere prendendo la SS 19 in direzione di Casalbuono e girando dopo poco meno di 4 km a destra, in corrispondenza di una stradina con l’indicazione per il Parco.
Si tratta di uno dei boschi più belli ed estesi (823 ettari) del salernitano, che ricade nei Comuni di Montesano e Casalbuono e fu acquisito dallo Stato tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
In buona parte percorribile grazie a facili sentieri, è costituito principalmente da cerri a cui si accompagnano carpini, ornielli, castagni, aceri e pini.
Da quasi una ventina d’anni la Regione Campania ha qui avviato un centro di allevamento, creando quattro grossi recinti, ove vivono allo stato semibrado cinghiali, cervi, daini, caprioli da reintrodurre in zone particolarmente vocate.